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tanti sovrani, e portavano collane pesantissime d’oro della grossezza di un pollice. Questa comitiva giunse a Napoli, ed era composta di circa quattrocento persone. Tutto ciò che mostra il costume dei rispettivi tempi, debbe aver luogo nella storia. Perciò riferirò il magnifico pranzo che si presentò in Tortona alla sposa, a guisa di un’accademia poetica. Ogni piatto era presentato da una persona vestita poeticamente, e l’abito era relativo alla cosa che presentava. Giasone compariva portando il vello d’oro rapito in Colco. Febo offeriva il vitello rapito dalla mandra di Admeto. Diana poneva sulla mensa Atteone trasformato in cervo; e come la Dea avea cambiato un uomo in un animale, augurava che questi si trasformasse in uomo nel seno d’Isabella. Orfeo presentò diversi uccelli, ch’ei diceva essergli volati intorno per l’armonia della sua cetra or ora, mentre sull’Appennino cantava le divine sue nozze. Atalanta portava il cinghiale caledonio, da tanti secoli custodito, offrendo volentieri a sì illustre principessa quel trionfo, riportato in faccia di tutta la gioventù della Grecia. Iride venne poi offrendo un pavone tolto dal carro di Giunone, e rammentò il destino di Argo. Ebe, figlia di Giove e ministra di nettare ed ambrosia tolta dalla cena de’ Numi, porse i vini più pregiati. Apicio dagli Elisii portò i raffinamenti del gusto, formati di zucchero. I pastori d’Arcadia presentarono varie cose di latte, giuncate, ricotte, caci, ecc. Vertunno e Pomona posero sulla mensa frutti rarissimi, perchè era inverno. Poi le Najadi, Dee dei fonti, portarono pesci. Glauco portò frutti e pesci marini. Il Po, l’Adda, Silvano offerirono