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Anguissola, piacentino, il quale, capo della sedizione di Piacenza, colle armi del duca fu preso. Il duca lo fece custodire bensì, come era necessario, ma la custodia fu il solo male ch’ei dovette soffrire. Il Simonetta diffusamente c’informa del suo militare talento e della mirabile provvisione di lui anche nei dubbi eventi della guerra, e de’ ritrovati impensati e opportuni che venivangli in mente per superare le difficultà, e della liberalità e beneficenza sua abituale e quasi organica e di temperamento. Umano e clemente fu sempre questo grand’uomo: pronto alla collera, tosto si conteneva, siccome è l’indole dei generosi; e colui al quale avesse fatto danno o con parole o altrimenti, non occorreva che chiedesse cosa alcuna; che il buon principe co’ beneficii lo risarciva spontaneamente. Non amava i lodatori, e conosceva che questa è la maschera seducente colla quale il vizio insidiosamente si accosta al soglio. Non vi era cosa più sicura che la fede e la parola di Francesco. Così ce lo descrive il citato Simonetta, che termina con queste parole: sed illud certe ausim affirmare, post Cajum Julium Caesarem neminem fere habuisse Italiam reperies,