per una onorevole ricognizione al nuovo duca. Il primo pensiero di questo principe fu di rialzare il castello di porta Giovia, demolito due anni prima, siccome dissi. Questa fortezza, fabbricata da Galeazzo II, era necessaria per la sicurezza del duca, il quale in una città piena di partiti, recentemente riscaldata dal nome di libertà, rendeva sempre pericolosa la residenza del nuovo principe, sprovveduto in fatti di legali fondamenti per succedere nel ducato. Ma nemmeno conveniva alla prudente accortezza del nuovo signore di palesare la inquietudine sua, nè di lasciar conoscere al popolo apertamente una tale diffidenza; essendo cosa naturale alla moltitudine il non accorgersi delle forze proprie, se non pel timore altrui. Propose egli adunque alla città, come ostinandosi tuttavia i Veneziani nella guerra contro di lui e contro lo Stato, trovandosi Milano allora mal difesa dalle mura della circonvallazione, non convenendo di acquartierare l’armata nella città, resa esente dall’alloggio militare, non eravi modo alcuno di preservare la metropoli dai pericoli d’un assalto, se non ricoverando in luogo munito e forte un corpo di armati, in guisa da allontanare il nemico da simili tentativi. Propose quindi alla deliberazione della città medesima il determinare, se dovesse per tutela di lei riedificarsi il castello, assicurando nel tempo medesimo la città che vi sarebbe stato collocato per castellano non mai altri che un nobile milanese per tutt’i tempi a venire. Questa moderazione di cercare l’assenso per una cosa ch’egli avrebbe potuto da se medesimo fare immediatamente; le maniere umanissime e nobilissime del duca; tante virtù militari e civili riunite in questo grand’uomo impegnarono i primarj cittadini ad ottenergli la pubblica acclamazione per