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capo decimosettimo 43

confidati a’ Milanesi; e alla vacanza di ogni carica la città avrebbe presentata la nomina di sei, fra i quali il duca avrebbe fatto la scelta, salvo però l’arbitrio a lui, in casi speciali, di scegliere anche altrimenti; che il duca avrebbe mantenuta la fede ai creditori di Filippo Maria; che si osserverebbero gli statuti civili e criminali e que’ de’ mercanti; che non si sarebbero impetrati privilegi dal papa nè dall’imperatore senza il beneplacito del duca; che i soldati a piedi, a cavallo, saccomanni, uomini d’armi sarebbero partiti dalla città, dovendo essa restare immune dall’alloggiamento militare, eccettuati i contestabili alle porte; il duca però in casi speciali potrà deviare da questa regola. Questi sono i più importanti articoli del solenne contratto1. indi il nuovo duca fece il pubblico ingresso dalla porta Ticinese, il giorno 25 marzo 14502. Il nuovo duca era colla sua sposa Bianca Maria e col primogenito Galeazzo Maria. Un numero grande di matrone andarongli incontro pomposamente. Gli oratori delle città suddite, i nobili milanesi tutti sfoggiarono per rendere magnifico quell’ingresso. Erasi preparato un maestoso carro e un baldacchino; ma un tal fasto non piacque a Francesco Sforza, che amava la gloria e non le apparenze teatrali; e, ricusandolo, disse: che

  1. All’archivio pubblico può esaminarsene da chi lo voglia l’originale.
  2. Osservando come tutti i solenni ingressi e de’ duchi e de’ governatori e degli arcivescovi si fecero sempre dalla Porta Ticinese, mi sembra probabile che quest’usanza discenda sina da’ tempi de’ Longobardi, quando Pavia fu la cpitale e la città regia; e forse l’arcivescovo dopo d’essere stato riconosciuto dal sovrano o suo luogotenente in Pavia, di là spiccavasi per la pubblica cerimonia. Quando s’assoggettò la Chiesa Milanese a Roma. e l’elezione e consacrazione si trasferirono in Roma, tutto cambiossi; fuori che questa avvertenza non s’ebbe di farlo entrare per la Porta Romana.