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di Sua Maestà cesarea; che se quella comandava che egli fosse privato dello Stato, era pronto a tutto cedere. Il Pescara ricusò di aspettare, mandò tremila Tedeschi ad assediare il castello, ove il povero duca s’era ricoverato, e da mille altri Tedeschi e cinquecento Spagnuoli fece occupare Cremona907. I nostri cronisti proseguono a dire che il duca, assediato nel castello di Milano, faceva spesse sortite con grave danno de’ Cesariani, mentovando un curioso cambio di prigionieri: il duca rimise liberi cinquanta Lanschinetti per cinquanta vitelli908.
In queste turbolenze e desolazioni dello Stato di Milano, la disegnata lega pensava seriamente a prevenire il pericolo di divenire bersaglio delle vendette di Cesare, e Cesare stesso non ne ignorava gli sforzi ed i pericoli; laonde, per allontanare il turbine che andavasi formando, rivolse l’animo a trarre il pontefice in una nuova alleanza per distaccarlo della contraria; il che tuttavia non ebbe effetto per volersi troppo pretendere da ambe le parti. Uno però degli accordi più importanti a quest’oggetto fu il trattato conchiuso della liberazione del re Francesco, mosso l’imperatore a ciò fare dal vedere collegati contra di sè tutti i principi d’Italia. Ma l’affare, per la esorbitanza delle condizioni, andò lento. Perciò, scrive il Muratori909, esso re, mal sofferendo questa gran dilazione, e forse più per non averlo mai l’imperatore degnato di una visita, cadde gravemente infermo, sino a dubitarsi di sua vita. Allora fu che l’augusto Carlo, non per generosità, ma per proprio interesse, andò a visitarlo, e di sì dolci parole