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ch’egli avrebbe reso all’Italia, oltre la gloria, non sarebbe stato senza degna mercede, poichè, scacciati i barbari, nè rimanendo più alcun dominio straniero in Italia, ed assicurato Francesco Sforza e stabilito libero duca di Milano, il premio dell’invitto marchese sarebbe stato il possedimento del regno di Napoli896. Non è dubbio, prosiegue il Guicciardini897, che tali consigli sarebbero facilmente succeduti, se il marchese di Pescara fosse in questa congiunzione contro Cesare proceduto sinceramente. Il marchese di Pescara ascoltò la proposizione con apparente favore; soltanto mostrò d’avere avanti gli occhi la fortuna e la potenza di Carlo V, e le difficoltà da superarsi. Si protestò interessatissimo per la salute della patria. Per lo che il Morone gli svelò il piano della lega già fatta fra il papa, i Veneti, i Fiorentini, lo Sforza, il re Arrigo d’Inghilterra ed il regno di Francia. Il Pescara destinò di tenerne più comodamente discorso in casa, attesochè questo primo cenno se gli era dato sulla spianata del castello di Milano. Ma