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della stessa Roma, facendo rivivere le antiche pretensioni; il che non poteva avere ostacolo, singolarmente colla dominazione ch’egli avea del regno di Napoli. Il papa anche temeva per Firenze, la quale era già divenuta una signoria della casa Medici. I Veneziani erano pure atterriti da una tanto prevalente grandezza dell’imperatore, e temevano che non cercasse di rivendicare le città della terra ferma, altre volte costituenti parte del ducato milanese. In queste circostanze, era in Roma ambasciatore di Francia Alberto Pio, conte di Carpi, signore di nascita illustre, al quale i Cesarei avevano usurpato la contea; uomo di molta sagacità ed eloquenza, e pratico de’ politici affari. Questi, con intelligenza della duchessa d’Angoulême, madre del re prigioniero, gettò i primi fondamenti d’una lega per opporsi alla dominazione dell’imperatore nell’Italia. Tutto si maneggiò segretamente. Il papa ed i Veneziani non bastando, si tentò di far entrare nella lega il re d’Inghilterra Arrigo VIII. Gl’interessi del re sarebbero stati quelli di unirsi anzi con Carlo V, e mentre era il re di Francia di lui prigioniero, smembrare la Francia, togliendone la Provenza in favore del duca di Borbone, e la Brettagna ed altri Stati pretesi dalla corona d’Inghilterra, invadendoli contemporaneamente Arrigo stesso. Così veniva depressa per sempre la potenza dei rivali francesi, ed assicurato il dominio dell’Italia a Cesare. Ma le pubbliche mire cedettero anche allora, come suole comunemente accadere, alle passioni personali. Era il re Arrigo VIII sdegnato contro di Cesare, perchè, avendo Carlo V sposata, d’anni sette, la principessa Maria d’Inghilterra, sua figlia, non la volle da poi per moglie, preferendole Isabella,