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il loro fianco sinistro per la ritirata del duca, e credendosi a tradimento sacrificati all’odio dei Tedeschi di Frandsperg e Sith, che marciavano loro incontro, non vi fu più modo di tenerli. Diespach disperatamente si scagliò solo a farsi uccidere dai soldati di Frandsperg. Abbandonato il re a pochi, perirono intorno di lui il maresciallo di Chaumont, d’Amboise, Estore di Bourbon, il visconte di Lavedan, Francesco conte di Lambesc, fratello del duca di Lorena e del conte di Guise, ed una moltitudine di valorosi cavalieri. Il Bastardo di Savoia, gran maestro di Francia, vi morì. Il maresciallo di Foix, col braccio fracassato e mortalmente ferito, galoppava furiosamente per rinvenire l’ammiraglio Bonivet, al quale attribuiva il disastro, per traforarlo col braccio che gli rimaneva, e morire contento d’aver vendicato la Francia; ma perdette tanto sangue, che cadde, e fu portato a Pavia, dove morì nella casa della contessa di Scaldasole. Bonivet, vedendo perduta ogni speranza, si scagliò quasi inerme fra i Lanschinetti del duca di Borbone, e si fece uccidere. Il duca di Borbone bramava di far prigioniere Bonivet, e vedendolo steso morto esclamò: Ah misero, tu sei cagione della rovina della Francia e della mia!
Il re, tenuto sempre di vista onde farlo prigione, rimase solo in faccia de’ nemici, avendo un parapetto di morti avanti di sè. Raggiunto in un prato paludoso da un colpo di fucile, gli cadde finalmente sotto il cavallo. Egli aveva due ferite in una gamba. Caduto che fu, venne attorniato da un nembo di soldati;