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che disordinatamente si ricoverarono in un luogo basso per essere salvi da’ colpi del cannone. Il re, invece di combattere contro il marchese del Vasto, per tal modo isolato, sconsigliatamente uscì dal vano, e si diradò per la campagna con tutta la gendarmeria; così l’artiglieria del Genouillac dovette cessare per non offendere il suo re. Gl’Imperiali s’avvidero dell’errore da questi commesso. Il duca di Borbone co’ Lanschinetti, il marchese di Pescara cogli Spagnuoli, il vicerè Lannoy cogl’Italiani attorniarono il re. Il marchese del Vasto venne a prenderlo alle spalle. Il Leyva vigorosamente uscì da Pavia, lasciando il magnifico e valoroso Matteo Beccaria alla difesa della città. Allora il maresciallo di Chabannes accorse a soccorrere il re, e se gli pose al fianco destro col corpo ch’egli comandava. Il duca d’Alençon formò un’ala sinistra al re. Fra il re e Chabannes v’erano le Bande Nere, cinquemila, tutte veterane tedesche, che avevano combattuto a Marignano. Il duca di Suffolk Rosabianca le comandava. Così fra il re e il duca di Alençon vi era un corpo di diecimila uomini svizzeri comandati dal colonnello Diespach. Un corpo di Lanschinetti, guidati dal duca di Bourbon, sconfisse totalmente le Bande Nere. Il conte di Vaudemont, il duca di Suffolk rimasero estinti sul campo. Borbone si rivolse poi contro il corpo di Chabannes, che rimaneva staccato. Il bravo Clermont d’Amboise cadde morto, e il maresciallo di Chabannes terminò di vivere nel modo seguente. Egli ebbe ucciso sotto di sè il cavallo. Vecchio com’era, cercò di combattere a piedi; ma Castaldo, luogotenente del Pescara, lo fece prigione. Castaldo conduceva in luogo sicuro il suo prigione; un capitano spagnuolo, per nome Buzarto, osservò Chabannes, il più bel vecchio del suo secolo, nobile, magnifico, e riconobbe