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distribuito come un pegno del maggiore che aspettavasi per una sovvenzione dei Genovesi, si calmarono gli animi; e pienamente poscia venne ristabilita la tranquillità colla morte dell’Azarnes, procuratagli, come sembra, dal Leyva, insidiosamente e per veleno. I costumi de’ tempi si conoscono dai fatti non solo, ma dal modo ancora col quale gli storici li raccontano. Senza verun sentimento di ribrezzo un tale attentato del Leyva si descrive come un rimedio prudentemente adoperato da lui.

Era impaziente il re d’impadronirsi di Pavia, e lo doveva essere, perchè frattanto s’andavano accrescendo le forze de’ Cesariani, siccome vedremo. Non giovando gli assalti, essendo delusa e riparata l’azione dell’artiglieria, reso vano il progetto di deviare il Tesino, allontanata la speranza di ottenere colla fame una città di cui il presidio colle frequenti scorrerie, per lo più fortunate, riportava nuovi soccorsi, pensò a vincere corrompendo il comandante. Questa avventura sarà da me riferita colle parole del Tegio. Il primo giorno di dicembre il re di Francia mandò entro la città un frate dai zoccoli, a cui soleva ogni anno confessarsi Antonio da Leva, ad esso Leva che gli persuadesse a volerli dare la città, che altrimente