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Il giorno 14 di settembre 1515 divenne famoso nella storia per la battaglia di Marignano, da alcuni anche detta di San Donato. Il Prato ci racconta, come venuta la chiarezza del dì, cominciarono essi (Svizzeri) ad uscire per Porta Romana; et durò il loro passaggio sino alle ventidue ore, il che prova il loro numero, con animo tale, che non pareva già che a guerra, ma più presto a certi segni di vittoria andassero, et con essi era il cardinale. Il re di Francia aveva seco lui sei ambasciatori svizzeri, i quali stavano trattando della pace; per lo che l’attacco fu una vera sorpresa pei Francesi, e potrebbe chiamarsi anche un’insidia oltraggiosa al gius delle genti, se il corpo elvetico non fosse un aggregato di più distinte sovranità. I cantoni di Uri, Swit e Undervald, i quali privatamente possedevano Bellinzona e le province acquistate sul ducato di Milano, dovevano preferire il rischio della battaglia, anzi che cedere le loro conquiste: gli altri cantoni, dai quali non si cercava nella pace sagrifizio alcuno, non avendo che l’utilità delle pensioni dalla Francia promesse, dovevano preferire la pace ai pericoli di una giornata. In fatti, gli Svizzeri di Berna, Soletta e Basilea ricusarono di marciare contro de’ Francesi; ma destramente ingannati coll’avviso che la vittoria era già decisa pe’ loro compatriotti, essi, per non ritornare alle case loro colla vergogna di non aver partecipato alla gloria degli altri, e per non perdere la porzion loro del bottino, che già si tenevano sicuro, sull’esempio di quanto era loro toccato a Novara col la Tremouille, si unirono e marciarono a San Donato. Il progetto era di vincere con impeto la prima resistenza de’ Francesi: impadronirsi, come era seguìto a Novara, dell’artiglieria, e adoperarla contro