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ripetendo, a quanto il Prato scrive, noi fuggiamo et la victoria è nostra. Nella Francia la Tremouille vide, non senza carico di vituperio, cassato il suo nome dalla lista dei stipendiati, la qual cosa non avvenne al Trivulzio; ma sia come si voglia, la fuga fu vituperosa. Gli Svizzeri raccolsero in quella giornata un prezioso bottino, avendo perduti i Francesi tutti i loro attrezzi. Dopo un tal fatto i Veneziani sgombrarono il paese; ritornarono le cose come se nulla fosse accaduto; e il duca, acceso d’una passione degna del suo animo, si recò a stanziare nei contorni di Pavia per vagheggiare una mugnaia che vi stava domiciliata.

La gloria delle armi francesi non poteva essere riparata nell’Italia con nuovo esercito, poichè gl’Inglesi avendo allora appunto mossa la guerra a Lodovico XII, ei doveva adoperare le sue forze per impedire i progressi di trentamila Inglesi e ventitremila Tedeschi, i quali erano spediti nella Francia da Enrico VIII e Massimiliano Cesare collegati. Quindi i pochi Francesi che stavano al presidio de’ castelli di Milano e di Cremona, esausti di munizioni e di viveri, oppressi da miserie, disperando soccorso, cedettero le fortezze ed uscirono, salve le persone e robe loro. Il castello di Milano per tal modo venne in potere dello Sforza il giorno 19 novembre 1513, e da quel giorno non rimase più dominazione alcuna nell’Italia al re Lodovico XII. (1514) Ma lo Sforza altro di duca non conservò che il titolo; vivendo egli meschinamente come un ostaggio sotto la tutela degli Svizzeri, e sopra tutto del terribile cardinale di Sion, il quale