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giugno: il giorno 20 giugno entra il vescovo di Lodi in Milano come luogotenente del duca Massimiliano. Il papa libera la città di Milano dall’interdetto, in cui la considerava incorsa per esservisi ricoverati i cardinali suoi nemici. L’assoluzione venne il giorno 6 di luglio, e quella fu l’ottava volta in cui Milano si trovò in siffatta circostanza. I Francesi, non essendo numerosi a segno di custodire Pavia, l’abbandonarono, e per la fine del 1512 non ve ne rimasero se non ne’ castelli di Milano e di Cremona.
Massimiliano Sforza dall’età di nove anni sino al vigesimoprimo era stato esule dalla patria e ricoverato sotto la protezione dell’imperator Massimiliano, suo cugino. Egli, scortato dal cardinale di Sion e dagli Svizzeri, entrò solennemente in Milano il giorno 29 dicembre 1512. L’ingresso si fece al solito da Porta Ticinese con più di cento gentiluomini che lo precedevano, usciti ad incontrarlo con un abito uniforme, composto dei colori medesimi che il duca aveva scelti per sue livree, cioè pavonazzo, giallo e bianco. I gentiluomini però, oltre l’essere vestiti di seta, erano altresì ricamati d’oro; per lo che non si potevano confondere co’ domestici del duca. Il duca cavalcava vestito di raso bianco trinato d’oro; portavangli il baldacchino i dottori di collegio. Cesare Sforza, fratello naturale del duca, portava immediatamente avanti di esso la spada ducale sguainata. Lo seguitavano il vescovo Valese cardinale di Sion, e i legati del re de’ Romani, del re di Spagna e di altri sovrani. Non mancarono a tal funzione i soliti archi trionfali. Egli finalmente andò a risiedere nella corte ducale; giacchè il castello,