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Baglione con parte delle genti dei Veneziani, ricuperata Brescia con tanta strage de’ soldati e del popolo, di maniera che, per universale giudizio, si confermava non avere già parecchi secoli veduta Italia nelle opere militari una cosa somigliante.
Questa presa di Brescia servì di argomento al signor di Belloy per la tragedia che intitolò: Gaston et Bayard, nella quale l’Avogadro apparisce come un ribelle del suo legittimo sovrano, e traditore della patria, e gl’Italiani vi figurano miseramente il personaggio di gente senza virtù alcuna. I Bresciani da ottantatre anni vivevano sudditi della repubblica veneta; quando, nel 1509, furono assoggettati alla forza dell’armi francesi. Il conte Avogadro tentò di liberare se stesso e la patria da un giogo straniero, e riconsegnarsi al nativo suo principe. Il governo poi che i Francesi facevano della di lui patria, suggeriva di liberarla da quella infelicità. Il grado di longitudine sotto cui siamo nati su questa sferoide, non dovrebbe cagionate diversità di partiti: l’uomo virtuoso e dabbene è patriota de’ suoi simili sparsi per ogni clima, ed è forestiere al suo vicino malvagio e vizioso. L’infelice conte Avogadro terminò miseramente i suoi giorni sul patibolo, ed i suoi figli, tradotti a Milano, per mano del carnefice finirono pure la vita. V’è chi incolpa Gastone di Foix di avere voluto contemplare la morte di questi infelici, che avrebbero un nome glorioso, qualora avessero avuta la fortuna delle armi, e sarebbero stati coronati da quella gloria medesima che ottennero di que’ tempi alcuni Francesi scacciando gl’