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forte, stavano esso governatore, il marchese di Mantova e il maresciallo Trivulzio, con cento uomini d’armi. L’attacco si faceva con forti bastoni, e tanto fu l’ardore, che alcuni vi rimasero morti, molti feriti; e la cosa era talmente impegnata, non volendo alcuna delle due parti cedere, che, per evitare una funesta scena, dovette il re in persona porsi di mezzo. Un mese e mezzo dimorò il re Lodovico questa seconda volta in Milano, d’onde partissene il giorno 11 luglio alla vòlta di Savona, per abboccarsi col re di Spagna, e concertar il matrimonio della sorella del duca di Nemours con quel re. I Veneziani, vedendo che il re Lodovico XII si era con facilità impadronito di Genova, cominciarono a temere questo potentissimo vicino, che aveano incautamente invitato ed assistito. Mossero delle pratiche per animare l’imperator Massimiliano, il quale aveva alla sua corte i due esuli principi Massimiliano e Francesco, figli del duca prigioniero. Non poteva il capo dell’Impero considerare mai come legittima l’invasione fatta dal re di Francia nel Milanese. Il feudo non passava nelle femmine, e quindi era viziato il titolo su cui fondavasi il re. Veramente ancora più viziato era quello che poteva mostrare Francesco Sforza; poichè la Bianca Maria, nella sua origine, aveva una macchia, della quale era immune la Valentina. Ma appunto per questo, quell’augusto avea, con nuova investitura, costituito duca Lodovico secondogenito, acciocchè l’investitura mostrasse l’arbitrio cesareo nella scelta. Oltre poi l’augusta maestà dell’Impero, nel cuore di Massimiliano parlavano i moti del sangue in favore dei due giovani principi oppressi. (1508) Lusingato adunque Massimiliano del favore de’ Veneziani, si presentò ai difficili passi dell’Adige per