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dalla città ottocentomila scudi, ossia dodicimila marche d’oro, in rifacimento delle spese fattesi per ricuperare lo Stato. La pena fu poi ridotta a soli trecentomila scudi, e nemmeno di quest’ultima somma se ne portò tutto il carico, poichè, trattine centosettantamila scudi effettivamente pagati, mercè di un regalo di gioie del valore di ottomila scudi d’oro fatto alla regina Anna di Brettagna, moglie del re Lodovico XII, ella impetrò dal sovrano suo sposo il dono del rimanente.
Dalla presa del duca Lodovico sino al 1507, poco o nulla accadde nel Milanese che meriti luogo nella storia, fuori che gli Svizzeri si resero padroni di Bellinzona, ed il re di Francia accondiscese a lasciarne loro il dominio. Negli anni 1502 e 1503 la pestilenza venne a Milano da Roma e fece strage. Quest’era la undecima volta, dal nono secolo in poi, in cui Milano fu esposta a tal miseria; avendo io osservate memorie di pestilenza negli anni 883, 964, 1005, 1244, 1259, 1361, 1373, 1400, 1406 e 1485. Nel secolo XVI, del quale ora scrivo, più volte vi penetrò, come vedremo. (1507) L’anno 1507, il giorno 24 di maggio, Lodovico XII, per la seconda volta, venne in Milano. Egli si era impadronito di Genova e fece il solenne ingresso, andandogli incontro, oltre il clero e i corpi pubblici, ducento giovani vestiti di drappo di seta celeste, ricamato a gigli d’oro. Il re entrò per Porta Ticinese sotto diversi archi trionfali, essendo le vie tutte coperte di tela, magnificamente parate. Così erano le vie sino al castello, dove terminò l’entrata. Eranvi in seguito de’ carri dorati, a foggia de’ trionfi dei Romani antichi. Il re stava sotto a baldacchino di drappo d’oro, con corteggio immenso di principi, marchesi,