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sare lasciò dimenticato nel Milanese il nome dell’Impero per più di quarant’anni dopo morto l’ultimo duca. La casa d’Orleans possedeva la città di Asti, portatale in dote dalla principessa Valentina, figlia del primo duca, conte di Virtù. V’era un piccolo presidio francese in quella città: ma la casa d’Orleans non regnava. Cinquantadue anni dopo ella ascese sul trono di Francia, e colle armi sostenne le sue pretensioni sul ducato di Milano, appunto come discendente dalla Valentina Visconti. Frattanto il re di Francia Carlo VII, occupato nel combattere contro gl’Inglesi, che avevano conquistate alcune province del suo regno, non aveva nè mezzi nè pensiero di rivolgersi a questa parte d’Italia in favore di suo cugino. Il papa Niccolò V, di carattere sacerdotale, non conosceva l’ambizione; e l’antipapa Felice V e il non affatto disciolto concilio di Basilea occupavano interamente la corte di Roma. Il trono di Napoli era incerto e disputato. I Veneziani e il duca di Savoia avevano formato il progetto di profittare dell’occasione; ed erano e finitimi e potenti e sagaci. La vedova duchessa di Milano, Maria di Savoia, era in Milano, e cercava di guadagnare un partito al duca di Savoia, di lei padre. I Veneziani avevano in Milano i loro fautori, e colle immense ricchezze possedevano i mezzi di sostenerli e secondarli colle armi. Il conte Francesco Sforza pareva che nemmeno dovesse porre in vista le insussistenti pretensioni della moglie e del suo primogenito, esclusi per la investitura imperiale dalla successione nel ducato. La condizione del conte era anche più degradata di quella del duca d’Orleans, attesa la viziata origine della Bianca Maria. Egli possedeva Cremona, recatagli in dote; comandava un possente numero d’armati; aveva il nome più illustre