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Morone in seguito ebbe molta parte negli avvenimenti pubblici del Milanese e dell’Italia, come vedremo. Fu veramente uomo grande, di un giudizio esatto, di penetrante ingegno, e tale che in ogni secolo, e presso qualunque nazione avrebbe potuto primeggiare; il che non si può dire di molti. Lodovico XII nel nuovo piano politico aveva creato un avvocato fiscale, il quale per ufficio avesse cura e tutela delle ragioni del principe, sì per gl’interessi camerali, che per la giurisdizione rispetto a’ feudi, alla corte di Roma e ad ogni altra competenza. Questo avvocato del principe aveva la facoltà d’intervenire a qualunque adunanza, in cui potesse avere interesse la giurisdizione sovrana; nè potevasi dai tribunali determinare, se prima su tai punti non avesse esposte le sue ragioni l’avvocato del re. A questa carica volle Lodovico XII promovere un nobile milanese, che ne avesse il talento; e scelse il giovane Girolamo Morone, mosso dalla buona fama che correva di lui, senza ch’ei lo sognasse nemmeno. Tant’egli era alieno dal pensarlo, che vennegli l’annunzio per parte del re, mentre egli, ritirato in una villa, stavasene lontano dalla tumultuosa rivoluzione che cagionava nella città la venuta de’ Francesi. Morone nelle sue lettere descrive il fatto. Egli eseguì assai bene il proprio ufficio finchè dominarono i Francesi. Partiti questi, egli rimase in Milano senza inquietudine, perchè senza colpa. Il duca Lodovico lo chiamò, e lo accolse con somma cortesia. Gli propose di volerlo spedire