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sino al Duomo. Seguivano il re i cardinali di Burges, San Pietro in Vincula e di Rohan, e gli ambasciatori di Napoli, Savoia, Estensi, Mantovani, e i disopra nominati. Il giorno seguente, cioè il 7 di ottobre, il re volle assistere ad una solenne messa dello Spirito Santo in Sant’Ambrogio; indi si pose a conversare co’ nobili milanesi più da gentile signor forestiere, che da monarca. Lodovico XII allora viveva come farebbe un buon sovrano ai tempi nostri. Egli fu a godere di balli e pranzi presso molti de’ nostri. Il giorno 15 ottobre fu ad una magnifica festa di ballo e cena da messer Francesco Bernardino Visconte in Porta Romana. Il giorno 18, messer Francesco Trivulzio, commendatore di Sant’Antonio, gli diede un pranzo. Il giorno 20, a nome della città di Milano, fugli imbandito un pranzo nella corte vicina al Duomo. Le pareti della gran sala erano coperte di drappo celeste, ricamato a gigli d’oro; vi si trovarono convitate quaranta damigelle; v’intervennero motti ambasciatori, illustri personaggi e principi, fra i quali il duca di Valentinois e il duca di Savoia, i marchesi di Monferrato e di Saluzzo, il cardinale Orsini. Una festa di ballo terminò quella giornata. Il re, sempre cortese e affabile, accettò di levare al sacro fonte un bambino del conte Lodovico Borromeo; andò a visitare la contessa Bona Borromeo, partoriente, al di lei giardino fuori di porta Tosa; volle darle in dono una collana d’oro del prezzo di cinquecento ducati, e volle cenare da lei. Lodovico XII alloggiò nel castello, e si trattenne per tal modo in Milano