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gli venne fatta proposizione di lasciargli godere il ducato sin ch’ei fosse vissuto, e per due anni ancora lo godessero dopo sua morte i di lui figli, a condizione che frattanto egli sborsasse ducentomila ducati d’oro al re di Francia. V’era di più la condizione che qualora Lodovico XII non avesse figli, non si turbasse il dominio dei successori dello Sforza. L’affare venne proposto nel consiglio del duca. Il tesoriere ducale Landriano altamente opinò, che mai non si dovesse accettare un tale progetto, poichè con ducentomila ducati ve n’era abbastanza, a parer suo, per far la guerra per ducent’anni al re di Francia. La bravata era senza fondamento; pure il duca vi si uniformò. Quando poscia ne venne in seguito la eversione totale dello Stato, un gentiluomo milanese, che nominavasi Simone Rigoni, affrontò l’adulatore Landriano, per cui lo Stato e la patria erano in rovina, e lo uccise. (1451) I Francesi avevano un punto di appoggio di qua dalle Alpi nella città di Asti; ed ivi il re Lodovico XII fece passare un grosso esercito, e ne diede il comando a Gian Giacomo Trivulzio, valoroso soldato, illustre Milanese, nemico personale del duca Lodovico Sforza, da cui gli erano stati confiscati i beni. Questo comandante aveva la cognizione del paese, un partito, una passione sua propria per abbattere il duca; avea servito già nella spedizione di Carlo VIII; era in somma il più opportuno generale che il re