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in segreto possedeva questi diplomi imperiali, convocò nel castello i primari dello Stato; e notificando la morte seguìta del duca Giovanni Galeazzo, propose loro d’acclamare per duca Francesco, bambino primogenito del defunto. Il presidente della camera Antonio Landriano vi si oppose, attesa l’età del fanciullo: e ricordando le inquietudini della minorità passata; lo stato d’Italia col re Carlo alla testa d’un armata; i pericoli imminenti, propose che Lodovico medesimo fosse da riconoscersi duca, come quel solo che nelle procelle attuali poteva difendere lo Stato. Nessuno ardì di uniformarsi alla proposta di Lodovico; e il voto del Landriano venne secondato da tutti. Ben tosto, uscendo dal consiglio, lo proclamarono duca nel mentre appunto che nel Duomo, allo spettacolo dell’estinto Giovanni Galeazzo, esposto colla pompa funebre allo sguardo di ognuno, si versavano lagrime di compassione sul misero di lui fato. La vedova duchessa Isabella, coi poveri bambini suoi, stavasene in Pavia, rinchiusa entro una stanza, ricusando la luce del giorno, giacendo per tristezza sulla nuda terra, in mezzo a lugubri abbigliamenti. Ivi intese una tale proclamazione, che toglieva la sovranità anche ai meschini avanzi del giovine suo sposo, e poneva il colmo al trionfo della rivale duchessa Beatrice. (1495) Quando il popolo invidia la condizione de’ signori grandi, ha egli sempre ragione? Due ministri imperiali vennero a Milano per conferire la dignità ducale a Lodovico; ed era appunto allora che si compieva il secolo in cui la stessa cerimonia erasi fatta per il primo duca. Il giorno 26 maggio del 1495, alla porta del Duomo, con stupende cerimonie, dice il Corio, ornarono Lodovico del manto, berretta e scettro ducale, sopra un eminente trono. Giasone del Maino, celebre legista,