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riorisque personae ordinibus facta1. Da queste parole si conosce che il regno d’Italia dal re istesso era considerato elettivo e dipendente dalla libera volontà de’ signori italiani, e si conosce pure che il sacro palazzo di residenza continuava tuttavia ad essere in Pavia, siccome costantemente lo fu dappoi. Milano fu suddita al nuovo re, il quale dal papa venne incoronato imperatore, ma poco potè godere di sua fortuna, poichè ben tosto venne scacciato dall’Italia da Berengario che, rinvenuto dalla sorpresa, radunò forze bastanti da opporsi al suo competitore. In fatti veggonsi dei diplomi del re Berengario del 903 dati in Pavia, in palatio ticinensi, quod est caput regni nostri2, e da altri si scorge ch’egli soggiornava in Monza. Un nuovo tentativo fatto dall’imperatore Lodovico III per discacciare dal soglio il re Berengario gli costò la perdita degli occhi, che il vincitore Berengario gli fece guastare; onde quell’augusto ebbe il nome di Lodovico il Cieco, e nel 906 lasciò libero il trono d’Italia al re Berengario, che da diciotto anni ne portava il titolo combattendo l’imperatore Guido, l’imperatore Lamberto, l’imperatore Arnolfo e l’imperatore Lodovico III. Così, assicurato sul trono Berengario, tranquillamente cominciò a regnare senza nemici. Aveva la sua corte in Pavia, e per dieci anni continui non se ne dipartì, come ci fanno vedere i diplomi che ne portano la data. Se ne allontanò nel 916 per portarsi a Roma, ove il sommo pontefice Giovanni X volle incoronarlo Augusto, dopo ventotto anni da che era stato incoronato re d’Italia; indi se ne ritornò a Pavia. Tre anni dopo sappiamo dalle carte che questo augusto dimorava in Monza; la villa favorita da lui era Olona.


  1. Antiquit. Medii Aevi, tomo I, pag. 87.
  2. Ivi, pag. 779.