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CAPO TERZO


Principj del risorgimento di Milano nel secolo decimo.


Da Carlo Magno fino a Carlo il Grosso la dignità imperiale elettiva erasi mantenuta come per successione in una stessa famiglia, e la dieta tenutasi in Germania l’anno 887, deponendo Carlo il Grosso, pretese d’innalzare all’impero Arnolfo, di lui nipote, e perciò discendente da Carlo Magno. Ma gl’Italiani, senza il concorso de’ quali si era fatta l’elezione, ricusarono di riconoscerla per valida. Il papa, il quale solo poteva conferire la dignità imperiale all’incoronazione, come in quei tempi credevasi, cominciò a far uso di tale opinione per far cadere questo titolo sopra di un principe che, da lui riconoscendolo, fosse altresì meno da temersi; onde l’autorità del romano pontefice sempre più vivesse sicura, anzi a maggiore ampiezza si estendesse. L’arcivescovo di Milano doveva avere la stessa mira, dacchè aveva già assaporato il piacere di comandare nella sua città. Un principe debole era per essi preferibile, posto che le circostanze esigevano che uno ve ne fosse. Pareva dunque che gl’interessi d’entrambi fossero d’accordo; se non che per l’arcivescovo di Milano la potenza d’un superiore ecclesiastico stabilito in Roma era più da temersi che quella d’un laico, assente per lo più ed occupato negli affari dei regni oltramontani; e perciò la condotta degli arcivescovi poche volte s’accordava con quella dei papi, anzi bene spesso l’attraversava. Gl’Italiani elessero un nuovo re d’Italia, e fu Berengario, duca del Friuli, l’anno 888; e Anselmo