negli archivj, e la iscrizione sepolcrale che ce ne rimane, ci danno notizia che egli, semplicemente come diacono, era già un personaggio ricco e considerato; che fu giudice, cosa in que’ tempi di somma importanza; che era sotto la speciale protezione di Lodovico II; che poi fu creato arcidiacono e vicedomino, e che ebbe la dignità di messo regio. Egli fabbricò l’atrio che sta d’avanti la chiesa di Sant’Ambrogio. Questo è il più antico pezzo di architettura che abbiamo dopo i Romani. Nell’868 fu consacrato arcivescovo, e morì nell’881, avendo tenuta la sede arcivescovile tredici anni. Quest’atrio è di struttura assai bella, se si consideri che è stato fabbricato nel secolo nono. Gli archi sono semicircolari, e tutto l’edificio spira una sorta di grandezza e di maestà, in confronto delle meschine idee di quei tempi. È vero che quel modo di fabbricare è assai lontano dalla venustà ed eleganza greca, e dalla nobile semplicità toscana; ma egli è del pari lontano dalla confusione capricciosa, e dalla barbara e minuta prodigalità degli ornati che ne’ secoli posteriori deturpò interamente il gusto delle proporzioni architettoniche. È noto che fra gli errori volgari debbono riporsi i nomi di Architettura Gotica e di Scrittura Gotica; giacchè le cose che portano questi nomi, vennero inventate più di seicento anni dopo che terminò la dominazione de’ Goti, e ci vennero dalla Germania, siccome ne parlerò nuovamente quando la serie de’ tempi mi avrà condotto a trattare di Gian Galeazzo Visconti, primo duca di Milano, che fabbricò il Duomo. L’arcivescovo Ansperto fu invitato dal sommo pontefice Giovanni VIII, acciocchè intervenisse co’ vescovi suoi suffraganei al concilio che il papa voleva radunare in Pavia nell’878, e gli scrisse intimandogli le