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civescovo di Milano Ansperto da Biassono, terra del ducato lontana tredici miglia da Milano, di là da Monza tre miglia; e a questi dobbiamo noi Milanesi la venerazione che merita un ristoratore della patria. Già sotto i regni indeboliti e brevi di Carlo il Calvo e di Carlomanno, l’arcivescovo Ansperto aveva cominciato a mostrare un vigore e un ardimento convenienti ad un principe. Egli, l’anno 875, ordinò al vescovo di Brescia di consegnargli il cadavere dell’imperatore Lodovico II, e sul rifiuto che il vescovo bresciano gli diede, l’arcivescovo comandò ai vescovi di Cremona e di Bergamo di ritrovarsi col loro clero ne’ contorni di Brescia un dato giorno, nel quale, egli pure si ritrovò sul luogo col clero che potè raccogliere, e così questa forza combinata rapì l’estinto augusto, che venne poi collocato in Milano nella chiesa di sant’Ambrogio1. Egli grandissima influenza ebbe nella elezione di Carlo il Calvo, da cui ottenne il dono di alcuni poderi, e fra gli altri della terra d’Ornago. Egli era ricco assaissimo, generoso, amante della giustizia, fermo e ostinato ne’ suoi progetti: Effector voti, propositique tenax, come si legge nell’epitaffio che conservasi nella chiesa di Sant’Ambrogio. Un tale arcivescovo, nato a tempo, doveva richiamare a vita la sua città; e così fece con molti stabilimenti pubblici, e soprattutto col riparare e rialzare le mura giacenti, e ristorando l’opera di Massimiano Erculeo, ed assicurando la vita e le sostanze a chi volesse abitare in Milano. Noi non abbiamo scrittori che ci abbiano trasmesse le vicende della vita di quel nostro illustre cittadino e benefattore; le carte però che si sono ritrovate

  1. Il conte Giulini, tomo I, pag. 356.