lia, i quali tutti soggiornarono nella Lombardia, che abbiano la data di Milano. La dieta in cui fu eletto Carlo il Calvo si tenne in Pavia, nell’875; in Pavia teneva egli la sua corte, e ve la tennero del pari Carlomanno e Carlo il Grosso. Di tanti diplomi che gli eruditi hanno esaminati finora, non ve n’è alcuno ch’io sappia, nè de’ ventidue re longobardi, nè de’ primi sei re franchi, che porti la data di Milano precisa. Alcuni pochi mostrano che furono spediti bensì nelle vicinanze di Milano, come i due di Carlo il Grosso, scritti nell’881, che hanno la data Actum ad Mediolanum, come se fosse attendato ne’ contorni della rovinata città1. La dimora dei sovrani era per lo più Pavia, su di che può consultarsi la Dissertazione del signor dottore Pietro Pessani, intitolata: De’ Palazzi reali che sono stati nella città e territorio di Pavia, stampata in Pavia, 1771. Le ville reali erano Olona nel territorio pavese, e Marengo, terra vicina al sito in cui poi, nel secolo duodecimo, i Milanesi fabbricarono la città d’Alessandria, siccome poi vedremo. Tutta la storia ci attesta l’annientamento di Milano sotto il regno infaustissimo di Vitige, e sotto il comando crudelissimo di Uraja. I pochi abitatori delle rovine di Milano erano dominati da un conte, che li reggeva in nome del sovrano. Ci restano le memorie di Leone conte, che governava nell’840, e d’Alberigo conte che governava nell’865, il quale stava di alloggio in Curia ducis, dove è ora il Cordùs, siccome già accennai, e nelle carte s’intitolava: Nos Albericus comes, in Placitum publicum singulorum hominum iustitiam faciendam2. Poche memorie ci riman-
- ↑ Il conte Giulini, tomo I, pag. 430.
- ↑ Detto, tomo I, pag.307