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capo secondo 47

no: così dice narrando le solenni inaugurazioni dei principi: e così cerca di grandeggiare anche in quei secoli che veramente mi sembrano di oscurità e depressione. Se adunque la maggior parte de’ nobili in que’ tempi non dimorava in Milano, egli è evidente che non vi potevano rimanere che pochi e miserabili abitatori, come anche al dì d’oggi accadrebbe, se i cittadini nobili l’abbandonassero, e si collocassero a vivere sparsi nel contado. Tutti i fatti più sicuri che rimangono, provano ad evidenza questo annientamento. Si è osservato nel capitolo primo come il circuito delle antiche mura era di circa due miglia; esattamente misurandolo sopra la carta di Milano, egli era di mille e seicento trabucchi, laddove il giro delle odierne mura è di circa quattromila trabucchi, compresovi il castello. Il miglio si calcola tremila braccia, così il trabucco è cinque braccia, così seicento trabucchi fanno un miglio. Quindi le mura antiche erano nel giro due miglia e due terzi, e le mura attuali sono sei miglia e due terzi. Lo spazio adunque dell’antica città era appena la sesta parte dello spazio della città attuale; dico appena, poichè, laddove le mura attuali formano un poligono che si accosta al circolo, le antiche in più d’un luogo irregolarmente portavano la convessità dalla parte del centro della città medesima. Questo piccolo spazio nel quale era ristretta la città, in molti luoghi era vacuo; vi erano perfino de’ pezzi di terra coltivati, dei quali attualmente si conservano i contratti di locazione o di vendita; v’era il Forum Assamblatorum; v’era il Foro pubblico1; v’era l’orto dell’arcivescovo in quello spazio che ora occupa la Regia Ducal

  1. Il conte Giulini, tomo I, pag.396.