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capo secondo 41

plomi, in Pavia si facessero le solenni incoronazioni, immaginarono un privilegio dato da Teodosio a sant’Ambrogio, per cui non fosse più lecito ai sovrani di soggiornare in Milano. L’assurdità di questo sognato privilegio si manifesta da ogni parte. Basta il riflettere che Teodosio istesso sarebbe stato il primo a violarlo, poichè visse e morì in Milano, siccome ho detto. Onorio, di lui figlio, in Milano celebrò le sue nozze, e nel capo antecedente si accennò quanto vi dimorassero dappoi gli augusti. Sarebbe cosa assai strana che i Goti, i Longobardi e i Franchi avessero obbedito con maggiore riverenza a un privilegio di Teodosio, di quello che ei medesimo, i suoi figli e successori non fecero. Il metropolitano di Milano in que’ tempi non aveva giurisdizione o ingerenza nelle cose civiche, nè a sant’Ambrogio si sarebbe accordato un privilegio quando si fosse voluto darlo alla città. Se Milano avesse ottenuta una forma repubblicana, e avesse creato i propri magistrati, e riscossi i propri tributi sotto una semplice protezione del sovrano, poteva esservi il desiderio di non alloggiare un protettore sempre pericoloso al governo aristocratico o popolare; ma Milano era città suddita come le altre, nella quale gli storici nostri c’insegnano che risedeva un governatore a nome del sovrano, chiamato Duca sotto i Longobardi, e Conte sotto i Franchi, dal quale si esercitava la somma autorità; il privilegio dunque si riduceva a condannar Milano a non essere mai più la capitale del regno. Da qualunque parte si svolga una tale opinione, sebbene tanto ripetuta, non vi troveremo che degli assurdi e tali che, se vi è certezza nella storia, egli è evidente che un diritto cotanto indecente, e sconsigliato a chiedersi ed a concedersi, altro non è che un sogno im-