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capo secondo 35

sero pregievoli al barbaro vincitore, egli ricusò di chiamarsi Cesare, e assunse il titolo di re d’Italia. L’Imperatore Zenone, che allora regnava in Oriente, non aveva forze per ispedire da Costantinopoli un’armata a liberare l’Italia, e riunirla all’Impero. Egli amava Teodorico, figlio del re de’ Goti, giovine allevato alla Corte di Costantinopoli, e innalzato al consolato. Quel giovine reale s’era talmente distinto col suo merito presso di Cesare, che nella imperiale città gli fu innalzata una statua equestre per comando di quell’augusto, che l’aveva fatto suo figliuolo d’armi. Permise egli adunque a Teodorico che venisse in Italia co’ Goti, e ne scacciasse gl’invasori, e così fece. Tutto si dissipò il furore degli Eruli al presentarsi di que’ valorosi, e l’Italia rimase dei Goti. Il re Teodorico fu risguardato come un benefico liberatore. Egli accortamente adoperò ogni mezzo acciocchè gl’Italiani non s’avvedessero di obbedire a una dominazione estera. Obbligò i Goti a vestire l’abito romano. Col proprio esempio insegnò loro ad uniformarsi all’indole della nazione. Onorò le scienze e le arti. Vegliò sulla esatta osservanza della giustizia. Repristinò i nomi e i riti delle antiche magistrature. Preservò da ogni vessazione i popoli nel pagamento dei tributi. Tenne animati gli spettacoli pubblici, e ristorò i pubblici edifici. Egli era ariano, e protesse i cattolici contro di ogni violenza, lasciando loro un libero e rispettato esercizio della religione; e dopo trentasette anni di un regno felice, lasciò un nome glorioso nella storia, che non sa rimproverargli nemmeno la morte di Boezio e di Simmaco, comandata per seduzione, e vendicata da crudelissimi rimorsi, che, accelerando la morte a Teodorico, dimostrarono quanto fosse straniero il delitto al di lui cuore.