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di Como per discendere le Alpi. È celebre il fatto che allora accadde, e fu l’anno 1414, quando portatosi l’imperatore a Cremona per abboccarsi col papa Giovanni XXIII, mentre Gabrino Fondulo era padrone di quel distretto, ascesero l’imperatore ed il papa sulla rinomata altissima torre di quella città, e Gabrino poscia si mostrò pentito di non averli gettati da quella sommità, non per altro, se non per la fama che ciò gli avrebbe dato nella storia. Fu più umana l’ambizione di Erostrato, poichè almeno non distrusse che un tempio; ma fu meno perniciosa quella di Gabrino Fondulo, poichè nulla più cagionò fuori che un desiderio. Il duca Filippo Maria fece, durante il suo governo, una operazione di finanza, a mio parere assai bella, utile e semplice, e tale che fa maraviglia come siasi in quei tempi immaginata. Abolì un buon numero di minute gabelle, incomode a percepirsi, e rovinose per il popolo; svincolò i poveri, sopra dei quali cadevano singolarmente tai pesi; e per compensare il suo erario, senza apertamente imporre nuovo carico, accrebbe l’intrinseca bontà delle monete; e così tutti i tributi essendogli pagati colle nuove monete, venne a incassare tanto valore quanto bastò a compensargli le abolite gabelle. Il decreto è del giorno 24 di ottobre dell’anno 1436, e ce lo ha pubblicato il conte Giulini. Questa operazione ha qualche analogia coll’altra che quarantacinque anni prima aveva tentata il conte di Virtù, siccome nel capitolo precedente si è osservato; ma in questa non si fece ingiustizia ai creditori, nè si trattò d’una mera addizione sul tributo, ma bensì della sostituzione d’un modo semplice e meno gravoso di