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nome che nella milizia si era fatto suo padre. Egli aveva ventiquattro anni, allorchè, sulla fama del valore da lui mostrato nel regno di Napoli, il duca lo invitò al suo stipendio, disgustato che ebbe il conte Carmagnola. Una delle prime imprese che Francesco Sforza ebbe in commissione dal duca, fu quella di soccorrere Genova, attaccata dai nemici; ma ne uscì con poca fortuna, poichè, innoltratosi imprudentemente e con inconsiderato impeto, fu malamente battuto e posto in fuga; per lo che il duca lo rilegò per due anni a Mortara, ove rimase privo di stipendio. Terminato il castigo, i cortigiani del duca, non saprei per qual motivo, cercarono di fargli entrare in grazia Francesco Sforza; e la cosa giunse a segno che, non avendo altri discendenti il duca, fuori che una figlia naturale chiamata Bianca Maria, pensò di darla a Francesco Sforza. Bianca Maria era nata da Agnese del Maino, colla quale viveva il duca come se fosse vera sua moglie. Quella donzella non aveva per anco finiti gli otto anni, allorchè il duca, l’anno 1432, il giorno 13 di febbraio, stabilì il contratto di nozze. Considerava in quel momento il duca di farsi per adozione un figlio, al quale passare il suo Stato, e quindi interessarlo a difenderlo: figlio tanto più caro, quanto più quel meschino principe era lacerato nella solitudine da’ timori che Zanino Riccio e i suoi pari facevano nascere contro de’ generali; i quali naturalmente non si saranno degnati mai di mostrare deferenza a quella feccia di uomini da cui era il duca attorniato. Cercavano, innalzando lo Sforza, di umiliare il Piccinino, il Torello e gli altri. Ma poichè lo Sforza fu innalzato, la di lui ombra dispiaceva a quei raggiratori, temendo forse un avvenire cattivo per essi. E perciò si posero colle arti