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capo decimoquarto | 497 |
da quel principe riceveva. Allo Scaligero il Visconti scriveva nulla più che Vir Magnifice; ed esso, nella risposta al Visconti, Illustris et excelse Pater noster praeclarissime. Nel corpo della lettera il Visconti scriveva Nobilitati, vestrae, e nulla più; e lo Scaligero, Excelsa, Paternitas vestra, ovvero Pater Excellentissime. Anche nel carteggio colla repubblica fiorentina si manifestava il superiore riguardo che avevasi per il Visconti. Egli scriveva Magnifici fratres carissimi: ed essi nelle risposte dicevano: Magnifice et Excelse Domine, frater et amice carissime; e nel corpo della lettera, Excellentia Vestra.
Il duca Giangaleazzo, malgrado la severa pietà che dimostrava sino alla ipocrisia, lasciò, morendo, un figlio naturale, nato da Agnese Mantegazza. Questi aveva nome Gabriello Visconti; e il padre, nel suo testamento, lo fece sovrano di Pisa e di Crema. Nel testamento medesimo, egli divise a suo arbitrio lo Stato; poichè al cadetto (de’ due figli legittimi ch’ei lasciò, nati dalla duchessa Catterina, figlia di Barnabò), non solamente lasciò la contea di Pavia, che aveva ottenuta come un feudo separato, ma vi aggiunse Novara, Vercelli, Tortona, Alessandria, Verona, Vicenza, Feltro, Belluno e Bassano; città tutte staccate dal ducato, il quale doveva pure, in virtù del diploma e colla legge de’ feudi, passare interamente nel primogenito, che era Giovanni Maria. Il primogenito adunque rimase duca di Milano; il cadetto restò conte di Pavia; s’intitolò il primo: Johannes Maria Anglus Dux Mediolani, etc., Comes Angleriae ac Bononiae, Pisarum, Senarum ac Perusii; e il secondogenito prese a chiamarsi: Philippus Maria, Comes Papiae, et Veronae Dominus.