in quei tempi, e che tale si conservò fino al duodecimo secolo, per lo spazio di circa ottocento anni. Il metropolitano di Milano veniva eletto per lo più dai primari ecclesiastici, che si chiamarono Cardinali della santa Chiesa milanese: così i vescovi suffraganei erano eletti dal clero delle loro città. Non dipendeva il vescovo suffraganeo che dal metropolitano, dal quale era ordinato vescovo; ed il metropolitano era ordinato e consacrato vescovo dai suffraganei. Le controversie, o si decidevano dal metropolitano, ovvero, se erano maggiori, da un concilio provinciale, il quale giudicava sulla canonicità delle elezioni controverse, e su quant’altro occorreva al ceto ecclesiastico. Il successore di san Pietro, il capo visibile della Chiesa, era da tutti venerato, e Roma è sempre stata la norma del dogma e il deposito della credenza; ma quantunqe per circostanze particolari san Gregorio Magno, sommo pontefice, godesse di una superiore influenza inusitata, ei stesso dichiarò di non mai intromettersi nella elezione del metropolita, ma unicamente ne ordinava la consacrazione, eletto ch’egli era canonicamente. Nella ventesimanona epistola del libro terzo, diretta ad presbyteros et clerum mediolanensem quel sommo pontefice scrisse: Verumtamen quia antiquae meae deliberationis intentio est ad suscipienda pastoralis curae onera pro nullius unquam misceri persona, orationibus prosequor electionem vestram1. Ne’ tempi successivi non si mantenne nemmeno la dipendenza di aspettare l’ordine del papa per la consacrazione. Il papa san Gregorio, scrivendo al metropolitano di Milano Lorenzo, per certe entrate che il
- ↑ S. Gregorii pape I cognomento Magni Opera omnia. Venetiis, 1744, tomo II, col. 644, G.