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dui, dorati, con sapore citrino. Doppo furono portati altri grandissimi piatelli d’argento con faxani quatro per cadauno, vestiti; ed a quelli seguitavano conche grande di argento, con uno cervo intero dorato; daino uno similmente indorato, e caprioli dui con gallatina. Puoi piatelli come di sopra con non puocho numero de qualie e pernice con sapore verde; puoi furono portate torte di carne dorate con pere cotte. Doppo fu dato aqua a le mano, facta con delicati odori, ali quale seguitava pignocate in forma de pessi, inargentate. Puoi pani inargentati, limoni syropati, inargenti in taze, pesce rostito con sapore rosso, in scutelle d’argento, pastelli de inguilli, inargentati. Puoi piatelli grandi de argento furono portati con lamprede e gallatina inargentata, trute grande con sapore nero, e sturioni dui, inargentati. Inde fu portato torte grande verde, inargentate, mandole fresche, vino legiero, malvasia, persiche e diversi confecti a varie fogie. Pare che l’usanza fosse allora nei conviti pomposi di collocare nel centro della gran mensa de’ pezzi enormi, come maiali, vitelli, orsi, cervi, daini, sturioni interi o dorati o inargentati, ovvero rivestiti colla loro pelle naturale e internamente arrostiti. Pare che queste masse non servissero ad altro che alla vista dei commensali durante il convito, e che quello finito si concedessero da depredare festosamente al popolo. Per cibo de’ commensali si ponevano loro davanti, all’uso monastico, de’ piatti minori. I sapori bianco, nero, rosso, verde, citrino e pavonazzo, pare che fossero salse di colori e gusti diversi. L’usanza di coprire con foglie d’oro e di argento i cibi,