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che dalle nostre venivano minacciate di offesa, come frequentemente accadeva. (1397) Il dal Verme, che non poteva inoltrarsi senza essere padrone del fiume, per cui riceveva la vettovaglia, immaginò uno stratagemma, che fu poi imitato dal re di Svezia Carlo XII alla Duina, mentre guerreggiava nella Polonia. Fece disporre un buon numero di barche piccole, e le caricò di paglia e di legna da ardere. Aspettò un buon vento favorevole; vi accese il fuoco; e il vento, unito alla corrente, portarono le barche sotto del ponte, ed immersero quel presidio nel fumo anche prima che il fuoco lo distruggesse. Ebbe cura che le barche fossero più larghe di quello che non erano i vani del ponte, per modo che, ivi giunte, vi rimanessero, e ne seguisse l’incendio; e così avvenne, dato che fu il fuoco alla paglia, e lasciate le macchine in poter del fiume. Nello stesso momento egli attaccò per terra la testa del ponte; talchè i Gonzaghesi, sorpresi, e nemmeno potendo conoscere ove occorresse di portare soccorso, non s’avvidero del fatto se non dopo che fu rovinato il presidio ed il ponte, e perduta la difesa del Po. Jacopo dal Verme colse il momento della costernazione dei nemici, de’ quali ben mille si erano sommersi col ponte; attaccò le navi de’ Gonzaghi colle sue, e terminò questa battaglia navale colla presa di tutte le navi del nemico; il che accadde il giorno 14 di luglio dell’anno 1397. Pareva dopo ciò inevitabile la presa di Mantova e di tutto lo Stato del Gonzaga. Ma questi ricorse ad uno stratagemma men nobile e meno eroico, ma che lo sottrasse dall’imminente destino. Trovò un falsario che seppe esattamente contraffare una lettera di Giangaleazzo Visconti; e con questa lettera ordinò al dal Verme di ritirarsi dal Mantovano, come seguì. L’occasione