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avrebbero certamente indotto a consegnargli Vicenza, anzi che portare la patente macchia d’aver violata la fede; supponendosi a ciò indotti dalla lusinga che, intimorito, il Carrara non avrebbe osato di fare pubblica doglianza. Anche da tale insidia fu còlto quell’incauto principe; e il conte ebbe il pretesto di vendicare le ingiurie proferite da Francesco Carrara; e non solamente ritenne Vicenza, ma invase il Padovano, s’impadronì di Padova istessa, fece prigioniere l’infelice Francesco da Carrara, e trasportollo nella torre di Monza, ove terminò i suoi giorni. Io ho delle monete del conte di Virtù, signore di Padova, e sono già pubblicate altre monete del medesimo come signore di Verona, le quali monete vennero coniate probabilmente dalla zecca di Milano o nell’anno 1387, ovvero poco dopo. Da questi fatti compare chiaramente il carattere di Giovanni Galeazzo. Gli editti che pubblicava, erano composti con frasi che indicavano religione, pietà, moderazione. S’invocava Dio; se gli rendeva omaggio di ogni prospero successo; si fabbricava il Duomo; si fondava la gran Certosa presso Pavia; ma la morale non era punto rispettata. Le animosità e le contese fra gli Scaligeri ed i Carraresi ebbero tal fine. E per lo più così accade, che i piccoli nemici combattono, colla chimerica lusinga di soggiogare i loro emuli; e un terzo si presenta, il quale tranquillamente profitta delle loro spoglie; giugnendo poi i rivali rovinati a conoscere, ma tardi, che assai miglior partito è quello di tollerarsi scambievolmente, e rimanere concordi ed uniti, per ottenere stabilità di fortuna, e tranquillo e decoroso godimento di essa.

Poichè per tal modo ebbe Giangaleazzo estesi i suoi confini sino al mare Adriatico, rivolse le sue cure a dilatarli al lungo dell’Italia, al di là di Bologna,