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di lusingarsi che il conte (il quale aveva tradito suo zio, usurpata la sua sovranità, e, coll’apparenza di officiosa mediazione, proponeva un tradimento contro dello Scaligero) sarebbe stato un alleato fedele a lui, poichè fosse reso ancora più forte coll’acquisto del Veronese, e diventato confinante col Padovano! Appena concertata la cosa, il conte mediatore immediatamente pubblicò un manifesto diretto allo Scaligero, diffidandolo che tre giorni dopo quella data veniva a muovergli guerra. (1387) Fu invaso il Veronese dalla milizia del Visconte da una parte, e del Carrara dall’altra. Alcuni malcontenti Veronesi, che avevano secreta corrispondenza con Antonio Bevilacqua, comandante delle truppe del conte, aprirono l’ingresso; e il Bevilacqua, fuoruscito veronese e nemico di Antonio della Scala, rese Verona suddita del conte di Virtù; alle armi di cui si sottomisero i borghi e le terre tutte del Veronese non solo, ma del Vicentino, e la stessa città di Vicenza. Così terminò la signoria degli Scaligeri l’anno 1387. La conquista fatta dal conte, della città di Vicenza, era una violazione dei patti. Contro di essa reclamava il signore di Padova Francesco da Carrara. Il conte rispondeva che egli teneva Vicenza, non come cosa spettante a lui, ma come l’eredità di Catterina sua moglie, figlia di Regina Scaligera, moglie di Barnabò. Il Gatari, nella Storia di Padova, ci dice che il conte di Virtù, per maneggi secreti, corruppe i favoriti di Francesco da Carrara, e fece che gli consigliassero di alzar ben bene la voce, e declamare contro la perfidia del conte, facendogli sperare che, in tal modo, e il consiglio del conte e la di lui stessa moglie l’