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aspettava di dover patire nel castello di Marignano! Giunti che vi furono, il signor Barnabò, scoppiando dalle risa, raccontò a’ suoi domestici tutta l’avventura; e ordinò che il villano, tal quale era, stracciato e sporco, fosse condotto in una sala, e se gli accendesse un gran fuoco. Poichè fu ben ristorato dal freddo, fu chiamato il povero villano a cena; e dovette sedere di contro al signor Barnabò. Essi due soli sedevano; e volle che il villano venisse in tutto servito come egli lo era. Il contadino non voleva tanti onori; tremava; e Barnabò: son galantuomo, mantengo la parola. Ti ho promesso un buon fuoco, e te l’ho dato. Ti ho promessa una cena, e te la mantengo. Ti ho promesso un grosso di Milano, e domattina l’avrai. - Villano: Ah! signore, misericordia! io ho parlato da stolido qual sono! sono un povero uomo, che vive nei boschi solitario, non so quello che convenga di parlare: per pietà, mi lasciate partire: per carità, perdonatemi. Il villano combatteva fra lo spavento e la fame, stimolata da’ cibi insoliti; e la fame la vinse; mangiò bene assai. Poscia venne congedato dal principe, e condotto in una bella stanza; lavato con un bagno tepido, posto a dormire sopra di un magnifico letto; e la vegnente mattina fu condotto avanti del signor Barnabò, che gli disse: Ebbene, amico, come hai passata la notte? - Villano: Come in paradiso; ma, con vostra buona grazia, vorrei andarmene. - Barnabò: Se così ti piace, vi consento; indi rivolto ad un suo cameriere: dagli un grosso; e questi immediatamente lo consegnò al villano, poi Barnabò: La mia promessa ora è compiuta; pure ti ho lasciato sperare qualche cosa di più; cercami quella grazia che brami. - Villano: Signore, basta che mi lasciate