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consolò pensando a questi beni, e come la mattina vegnente con quel grosso avrebbe potuto comprare dodici pagnotte e darle alla sua povera famiglia. Scese dalla groppa e riprese il cammino, calpestando le stoppie attraverso de’ campi; e Barnabò cavalcava dietro lui. - Barnabò: E dove anderemo noi ad albergare? - Villano: Andremo a Marignano; vi sono delle buone osterie; vi si può entrare giorno e notte, e alloggeremo bene, e noi ed il cavallo, che mi pare ne abbia bisogno. - Barnabò: Dici bene. E da questo tuo Marignano siamo noi molto discosti? - Villano: Cosa ti preme? Se non vi giugneremo di giorno, vi giugneremo di notte. Non t’ho dett’io che ivi non si chiudono le porte! - Barnabò: Va dunque, sia come tu vuoi. Così proseguendo con tai discorsi il cammino, si videro da lontano comparire molte e grandi fiaccole, e Barnabò disse: Vedi tu que’ fanali e tante faci? - Villano: Le vedo. - Barnabò: E che vuol dir questo? - Villano: Vuol dire che vanno cercando il signor Barnabò, che tante volte s’innoltra nei boschi per amore della caccia; vuole essere solo, si perde, e i suoi domestici poi vanno la sera facendo de’ fuochi, acciocchè veda per dove possa ritornarsene. - Barnabò: S’ella è così, fanno bene: è segno che quei domestici hanno premura pel loro padrone. Discorrendo per tal modo s’andarono accostando a quei che portavano le faci; e tosto che questi videro Barnabò, scesero da cavallo; e salutato con riverenza quel sovrano (inclinatis capuciis, dice Azario), e rispettosamente attorniando lui e il villano, tutti giunsero a Marignano. Allora il povero villano s’avvide qual fosse l’uomo col quale aveva fatto il dialogo. Desiderava di essere già morto; tanto timore aveva de’ tormenti che s’