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tutto il profitto colui ce lo carpisce. - Barnabò: Certamente, quel signore opera male assai... ti prego, guidami, amico, fuori del bosco; l’ora è tarda: la notte è vicina; e m’immagino che tu ancora non avrai tempo da perdere, se brami ritornartene a casa tua. - Villano: Oh! per andare a casa non ho alcun pensiero. L’imbroglio, padron mio, sarà a ritrovarvi da cenare; e davvero ho gran paura che non ne faremo nulla; mia moglie e i miei figli gli ho lasciati a casa con poco pane. - Barnabò: Ebbene conducimi fuori del bosco, e guadagnerai qualche cosa. - Villano: Tu mi vuoi distrarre dal mio lavoro... saresti tu mai uno spirito infernale... i cavalieri non vengono per questi boschi... sia tu chiunque ti piaccia, pagami prima, e ti scorterò dove vuoi. - Barnabò: Ebbene cosa vuoi ch’io ti dia? - Villano: Un grosso di Milano. - Barnabò: Fuori che saremo dal bosco ti darò il grosso, e ancora di più. - Villano: Oh sì domani! Tu sei a cavallo, e fuori che tu sia dal bosco, prendi il galoppo, ed io rimango come un cavolo! Così fanno gli ufficiali di quel diabolico nostro padrone; vengono scalzi, e ruban poi tanto, che passeggiano come grandi signori a cavallo. - Barnabò: Amico, poichè non mi vuoi credere, eccoti il pegno, e gli diede la fibbia d’argento che aveva alla cintura. Il villano se la gettò in seno nella camicia, e cominciò a precedere per uscire dal bosco; ma, stanco come era, camminava lentamente. - Barnabò: Galantuomo, monta in groppa sul mio cavallo. - Villano: Credi tu che quella rozza potrà reggere a due! Tu sei tanto grosso! - Barnabò: O, benissimo; porterà te e porterà me; tanto più che, a quanto dicesti, non hai mangiato troppo a pranzo. - Villano: tu dici il vero... proviamoci;