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celebrare regie pompe, e cercare la fama di protettore delle lettere. Le scuole di Pavia vennero da lui fomentate e promosse, e nell’anno 1362 sembra che venisse aperta quell’Università, la quale aveva maestri di leggi canoniche e civili, di medicina, fisica e logica. Radunò una biblioteca pregevole per quei tempi, anteriori quasi d’un secolo alla invenzione benefica della stampa. Per illustrare la sua famiglia, al figlio suo Gian Galeazzo (che non aveva più di sette anni) diede per moglie Isabella di Francia, figlia del re Giovanni, bambina essa pure di pochi anni; e la pompa di questi illustri sponsali costò ben cinquecentomila fiorini d’oro, cavati con ogni sorta di mezzi dai sudditi, senza eccezione alcuna; il che non bastò a togliere la sofferenza in ciascuno d’un aggravio enorme. Maritò sua figlia Violanta con Lionetto, figlio del re d’Inghilterra Edoardo III. Galeazzo aveva Bianca di Savoia per moglie; e così la casa Visconti, in meno di sessant’anni di tempo, dalla condizione nobile sì ma privata, passò a grandeggiare a segno d’avere le più strette parentele col re di Francia, col re d’Inghilterra e col duca di Savoia. Oltre a questi oggetti sproporzionati di spese, ei si volse a fabbricare senza riguardo. In Pavia si pose ad erigere un parco di più miglia, cinto di muro; ivi aveva le cacce, i giardini, le peschiere, che ricevevano l’acqua per un cavo ch’ei fece dal Naviglio di Milano sino colà. Queste spese, e quest’abbandono degli affari pubblici, in tempi di pestilenza e di carestia, mentre una parte dello Stato soffriva le invasioni de’ nemici, produssero danni così grandi, che, malgrado l’opulenza e l’adulazione che a più giri attorniavano quel principe, ei si dovette alla fine riscuotere. Aprì gli occhi;