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Stefano da Ozeno d’Incino, dopo di avergli fatto soffrire atroci tormenti. Fece impiccare l’abate di San Barnaba, perchè aveva prese delle lepri. Fece cavare un occhio ad un uomo, perchè trovato a passeggiare in una strada privata di Barnabò. Un povero contadino fu incontrato da Barnabò, e lo fece ammazzare dal suo canattiere, perchè egli aveva un cane. Un giovinetto raccontò d’avere sognato che uccideva un cinghiale, e per questo Barnabò gli fece cavare un occhio e tagliare una mano. Per un decreto di Barnabò nessun giusdicente poteva cominciare a ricevere il soldo assegnatogli, se prima non aveva fatto tagliar la testa a un uccisore di pernici. Giovanni Sordo e Antoniolo da Terzago, suoi cancellieri, furono chiusi in una gabbia di ferro con un feroce cinghiale. Il podestà di Milano Domenico Alessandrino, a forza di bastonate, fu obbligato a strappare la lingua ad un uomo colle sue proprie mani... Chiudasi l’atroce scena: chi ne bramasse più minute circostanze vegga il nostro diligente conte Giulini. Io suppongo che vi sia della esa-