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teneret sub pulvinari, et capite lecti, ad perpetuam memoriam male gestorum per ipsos de Beccaria. Gli esuli Beccaria si rifugiarono a Milano presso Galeazzo, implorando soccorso. È assai probabile che da Galeazzo medesimo fossero stati animati i Beccaria, per attraversare le voglie del loro nuovo sovrano marchese di Monferrato. Galeazzo II spedì Luchino dal Verme, valoroso comandante, alla testa d’un conveniente numero d’armati, con apparenza di proteggere gli oppressi e di porre l’ordine in una città vicina, tumultuante, sotto un sovrano che non aveva forze bastanti per darle la pace. Fu così bloccata quella città, in cui frate Giacomo comandava dispoticamente, creando e cassando a suo arbitrio i magistrati. A tal proposito io riferirò le stesse parole d’Azario: Nam a carrocio, quo saepius vehebatur (et beatus ille qui poterat tangere id carrocium, pro vehendo palliis cohopertum!) caepit praedicare, et increpare quod homines, et mulieres debebant a laqueis mundanis declinare, nempe a vestibus luxuriosis et sumtuosis, ab argenteis, et gemmis praetiosis, et ornamentis... et in exequutorem eligi fecit officialem, quem vidi incidendo maniconos guarnazonorum phrigio opere contextos, vel auro, et argento ornatos, et incidendo balthea si quid praetiosi inveniebat circa ea. Nè tale pure era il limite del potere di questo frate Giacomo de’ Bussolari. Egli giunse al segno che fecit publicam justitiam per capitis obtruncationem... Venditis ergo praedictis auro, et argento, gemmis, adamantibus, et lapillis praetiosis usque in Venetiis, radunò una somma destinata a provvedere i viveri alla città. Ma