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le troverebbe presso il conte Giulini. Il carico poi sulle merci si andava proporzionatamente accrescendo; mentre laddove questo era tassato, nel principio del secolo decimoterzo, in proporzione del valore, a poco più dell’uno per cento, come si vede nella tariffa annessa agli statuti compilati nel 1216; nell’anno poi 1333 il carico era asceso ad un soldo per ogni lira di valore, il che monta al cinque per cento, come leggesi nel codice MS. del nominato signor marchese Corrado Olivera, presidente onoratissimo del senato. Da un verosimile calcolo preso in massa, oggidì questo tributo corrisponde circa al sei per cento del valore. Oltre questi carichi, v’era la tassa de’ cavalli, imposta verosimilmente l’anno 1315, per mantenere le paghe della cavalleria. V’erano le condanne pecuniarie de’ delitti, emanazione ancora vigente delle leggi longobarde. V’erano altre antiche gabelle sulle case, su i forni, sopra i mulini, i macelli, i contratti, le misure, i pesi ed altre delle quali ho fatto menzione al capitolo ottavo.

La grandezza dell’arcivescovo e del clero milanese scomparve colla soggezione da Roma, e coll’erezione del principato. Non vi è memoria che, dopo la metà del secolo duodecimo, siansi mai chiamati i nostri ordinari, sanctae mediolanensis ecclesiae cardinales, come facevano per lo passato. Essi però, sino dal secolo decimoterzo, portavano la porpora; e questa distinzione, che tuttavia conservano, è antica per lo meno cinque secoli. In que’ tempi però assai liberamente vestivansi gli ecclesiastici, ed eran ben lontani da quella edificante uniformità e modestia che ora gli distingue. Manfredo Occhibianchi, canonico di Sant’Ambrogio,