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quel secolo nè di questa popolata città. Nel principio del secolo decimoterzo v’erano in tutto in Milano tredici monasteri, sei di frati e sette di suore.
Il governo civile di que’ tempi era una vera dominazione di un solo, con qualche apparenza di repubblica; poichè il consiglio degli ottocento, che poi a’ tempi di Luchino diventò, non saprei come, di novecento, di tempo in tempo si radunò, sino verso la fine del secolo decimoquarto. Ma le deliberazioni che si prendevano, non erano altro che giuramenti di fedeltà, acclamazioni al nuovo signore, e convalidazioni del sistema monarchico. Questi consiglieri, che non erano a vita, ma bensì trascelti per rappresentare la città in occasioni passeggiere, non erano altrimenti nominati dal popolo; ma originariamente traevano la loro commissione dalla nomina del principe o del suo ministro; onde quel consiglio era, siccome anche di sopra ho accennato, una mera popolare illusione, che rappresentava una apparente libertà. Verso la metà del secolo decimoquarto si creò il vicario di provvisione, che presedeva ai dodici. Vicario significava lo stesso che vicegerente, ossia luogotenente; un ministro in somma che teneva il luogo e faceva le parti del sovrano. Quel tribunale nella sua origine non fu un dicastero civico, ma bensì fu un tribunale eletto dal sovrano; al quale era commessa la percezione e direzion de’ tribunati, la cura dell’abbondanza, e la vigilanza sopra i giudici della città, per modo che sembra fosse questo allora il solo dicastero che si radunava in Milano, e avesse riunite le separate cure che oggidì occupano il senato, il magistrato camerale e il tribunale