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Luchino e Giovanni, i primi che apertamente si dichiararono sovrani, battendo moneta col loro nome, godette la pace; e provò alfine i beni dell’ordine sociale e della civile sicurezza. I Milanesi abbandonarono il mestiere dell’armi, e si rivolsero a più miti e più industriosi pensieri; alla mercatura, cioè, alla coltivazione delle arti e delle terre. La popolazione e la ricchezza crebbero in proporzione, e qualche coltura appresero gl’ingegni; onde questi oggetti meritano dilucidazione.
La prima epoca del risorgimento dell’agricoltura milanese io la trovo nel blocco che Federico I pose intorno della città; allorquando fece devastare le piante e le campagne, ed atterrare i boschi che ci stavano intorno. Il bene sempre è figlio del male. Liberati che fummo da quel nemico terribile, poichè la libertà civile fu cimentata colla lega lombarda, si dovettero ridurre a coltura i boschi incendiati; unico mezzo per cui i proprietari, ai quali non rimaneva più la legna spontanea, ricavassero qualche profitto dal loro fondo. In fatti verso quei tempi pensarono i Milanesi a promuovere l’irrigazione, a fecondare i loro campi colle acque, e si scavarono il Tesinello e la Muzza; il primo verso l’anno 1179, e l’altra l’anno 1220. Indi il Tesinello venne allungato sino a Milano verso la metà del secolo decimoterzo, cioè l’anno 1257; operazioni tutte le quali non ebbero allora per oggetto la navigazione, ma bensì la semplice irrigazione delle terre. Io ho per qualche tempo creduto che i Milanesi, ritornati dalle crociate, avessero portata dall’Egitto nella loro patria la coltura del riso, e che questi scavi di canali e questa