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nel mese di ottobre del 1353, prendendo solennemente possesso di quella illustre città, v’introdusse al momento l’abbondanza e la gioia. Così aggiunse Giovanni al suo Stato la decimanona città, e diventò padrone di un porto di mare. Ciò fatto spedì quel principe a Venezia degli ambasciatori, acciocchè cessassero i Veneziani di offendere Genova, divenuta cosa sua. I Veneziani, i quali già dovevano vedere con sospetto la potenza preponderante del Visconti, non vollero ascoltare discorso di pace. (1354) Giovanni fece allestire una poderosa armata navale, la quale lasciò il porto di Genova, spiegando al vento del mare, per la prima volta, le insegne della vipera; e seppe così bene farsi rispettare, che bruciò Parenzo, città marittima dell’Istria soggetta ai Veneziani, indi battè la flotta veneziana presso Modone, sulle costiere della Grecia. Quando, ventisei anni prima, Giovanni Visconti trovavasi coi fratelli nel carcere orrendo di Monza, chi avrebbe mai potuto prevedere ch’ei dovesse un giorno rappresentare sul teatro del mondo il personaggio che vi sostenne poi! Chi mai avrebbe potuto accostarsi all’orecchio di Matteo, mentre viveva da povero privato in Nogarola, e dirgli: tu sarai sovrano, e da qui a quarant’anni i figli tuoi domineranno un principato che potrà nominarsi un regno: Bologna, Parma, Piacenza, Cremona, Crema, Bergamo, Brescia, Como, Milano, Lodi, Pavia, Vigevano, Novara, Alessandria, Tortona, Vercelli, Asti, Genova e Bobbio; dicianove città! L’Ente Supremo regge gli avvenimenti. Il saggio impara ad adorarne i decreti; si tiene modesto nella prospera, e fermo nell’avversa fortuna.