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preparato già a comparirvi col seguito di dodicimila cavalli e seimila fanti, venisse poi dispensato dal papa istesso dall’intraprendere il viaggio, e si accomodasse in tal guisa pacificamente ogni cosa. Anche il Giovio e il Ripamonti raccontano questi fatti. Il Muratori ed il conte Giulini non prestano in ciò fede al Corio. Sono però gli autori d’accordo nell’asserire che la scomunica e l’interdetto vennero pubblicati, e che la riconciliazione si fece ben tosto, ritenendo il Visconti Bologna in qualità di Vicario della Santa Sede. Fra le mie monete patrie una ne ho d’oro, valore d’un gigliato, di Bologna, colla biscia Visconti, che credo battuta in questi tempi.
(1353) Bologna erasi acquistata senza pericolo e senza sangue; e senza sangue o pericolo l’accorto Giovanni acquistò una altra non meno cospicua città, cioè Genova, l’anno 1353, ed ecco come. Erano i Genovesi impegnati sventuratamente a guerreggiare contro de’ Veneziani, collegati col re Pietro di Aragona. Erano stati malamente battuti da quelle forze preponderanti i Genovesi. Le loro navi erano quasi distrutte; e Genova si trovava bloccata dalla parte del mare; e per terra ancora, dalla parte di ponente, custodita dagli Spagnuoli; per modo che non le rimaneva altra via per ottenere i viveri, che già mancavano, se non dalle terre possedute da Giovanni arcivescovo. Proibì questi che nè da Alessandria, nè da Tortona, nè da Piacenza, nè dalla Lunigiana, nè da veruna altra parte del suo Stato venisse portato alcun alimento ai Genovesi; e così, anzi che perire o cader nelle mani de’ loro nemici, quei cittadini presero il solo partito che loro rimaneva, offrendo a Giovanni la signoria della loro città. Quest’offerta venne accettata ben presto, e il nuovo principe,