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22 | storia di milano |
onori; ma la fatica, per diventar sommi artisti, l’affrontarono spintivi dai mali. Pietro Cornelio e Racine sublimarono il teatro francese al maggior grado di gloria senza aiuto, e vivendo fra i torbidi. Dacchè venne eretta l’Accademia Francese in Roma non si è innalzato alcuno al grado dei Le Sueur, Le Brun, Poussin, nati, vissuti e resi grandi fra le turbolenze. Virginio aveva quarant’anni quando seguì la battaglia d’Azio; Orazio era più giovine di lui di cinque anni; Cicerone ebbe troncato il capo nella proscrizione; in somma nessun uomo ha mai potuto diventare grande in nulla, se non attraverso gli ostacoli, i quali avviliscono le anime deboli, e le robuste attizzano, irritano e spingono al di sopra del livello comune, qualora vi sia speranza di superarli; su di che bastantemente ho spiegata la mia opinione in quel discorso.
Milano adunque salì a grande fortuna ne’ tempi ne’ quali l’architettura, insieme con tutte le belle arti, era già invecchiata e giacente, e perciò anche ragion vuole che credansi esagerate le magnificenze che gli scrittori nazionali ci hanno vantate. Un solo monumento ci rimane dell’antico, e sono le sedici superbe colonne di ordine corintio scannellate; pezzo di così nobile e grandiosa architettura, che sarebbe pregevole ancora in Roma, collocato presso al Tempio della Pace o alle colonne di Giove Statore. Le proporzioni sono del buon secolo, nè io potrei crederle mai innalzate al principio del quarto secolo, come finora si è scritto, attribuendole a Massimiano Erculeo. Il chiarissimo nostro P. Pini, benemerito della Metallurgia per l’opera de Vena-