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si faceva di Lodrisio. Lo Scaligero, signore di Verona, aveva licenziata una di quelle compagnie militari che prendevano in quei tempi servizio indifferentemente; e che pronte erano ad uccidere e devastare dovunque, in favore di chi voleva più pagarle. Lodrisio assoldò questa truppa, per tentate il colpo di scacciare il cugino, e collocarsi sul trono. Entrò nel Milanese e fece guasto largamente; e coll’improvvisa intrusione sbigottì e sorprese. Ma Lodrisio aveva preso a combattere contro di un principe che era buon soldato e che era amatissimo da tutti i sudditi. Nobili, popolari, tutti a gara corsero intorno di Azzone; cercando quanti erano capaci di portare armi, di combattere volontari per lui. Lodrisio si era attendato a Parabiago, e la sua armata era composta di duemila e cinquecento militi; ciascuno de’ quali aveva due altri combattenti a cavallo di suo seguito; in tutto settemila e cinquecento cavalli. Aveva di più un buon numero di fanti e di balestrieri; il che formava un corpo d’armata poderosa per quei tempi; uomini tutti veterani e di somma bravura nel mestiero delle armi. L’armata d’Azzone andò a raggiugnere l’inimico; e talmente lo distrusse, che la giornata 21 febbraio 1339 è notata ancora ai tempi nostri nei calendari del paese, e se ne celebra la commemorazione. Dopo lunghissimo conflitto, in cui Luchino Visconti rimase ferito, più di tremila uomini e settecento cavalli restaron morti sul campo; duemila e cento cavalli furono presi; e fra i combattenti ben pochi fuorono quei che restarono illesi e senza ferita. Tanto ostinata fu la battaglia in cui, per colmo della vittoria, Lodrisio istesso rimase prigioniero d’Azzone! Federico I poneva i prigionieri sulla torre contro Crema, gli faceva impiccare, o per clemenza, loro faceva